Se lavori più di 8 ore preoccupati per la tua vita. Si perdono fino a 33 anni di vita.

un gruppo di lavoratori che lavorano più di 8 ore al giorno

Secondo uno studio compiuto negli Stati Uniti dai ricercatori della Harvard University e della Stanford University, “Lo stress provocato dal lavoro porta a un innalzamento del cortisone all’interno dell’organismo. Se c’è n’è troppo si riducono gli ormoni del benessere. La persona si sente affaticata, non ha più voglia di fare niente e questo alla lunga può portare a una riduzione delle aspettative di vita”. Si stima che si possono perdere addirittura fino a 33 anni di vita!

Questa sensazione di malessere si chiama “sindrome del burnout”, in pratica ci si sente bruciare dentro e l’ambiente di lavoro diventa insopportabile. La sindrome del burnout di solito colpisce quelle persone che lavorano in ambiti sociali e sanitari, dove si è continuamente a contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza (quindi medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, ma anche poliziotti, vigili del fuoco, insegnanti e avvocati), ma in questi ultimi anni si è sviluppata anche in coloro che vivono in contesti lavorativi dove c’è precarietà, ritmi estenuanti, molta conflittualità e dove la tensione è alta. E non colpisce solo i dipendenti, anche i datori di lavoro non sono esonerati da questa condizione.

« Aumenta la produttività, i tempi sono più veloci e lo stress schizza alle stelle», spiega lo psicologo e psicoterapeuta Gioele D’Ambrosio, esperto in disturbi d’ansia e dell’umore, « la gente non riesce più a ritagliarsi un momento per sé e sta male».

Ma c’è un governo che questo l’ha capito e a ottobre del 2015 ha preso subito provvedimenti. E’ il governo svedese, che ha ridotto le ore lavorative portandole da 8 a 6. Ha iniziato con i suoi dipendenti pubblici e ora tutti i datori di lavoro del paese scandinavo  stanno dando il via a questa rivoluzione, adeguandosi alle direttive del paese. L’obiettivo è quello di passare ai fatti nel più breve tempo possibile, anche perché le aziende che hanno già introdotto questa novità, riportano, come conseguenza della riduzione delle ore di lavoro, un personale più felice, un tasso di turnover più basso e un aumento dei profitti. In poche parole, le persone sono più produttive perché si dedicano con maggiore solerzia al proprio lavoro quando sono in ufficio e conservano nel contempo energia per godersi la loro vita privata. Questo accade nei centri Toyota di Goteborg, seconda città della Svezia, e alla Filimindus, azienda specializzata nella creazione di app. «Il giorno di lavoro di otto ore non è così efficace come si potrebbe pensare», assicura Linus Feldt, che dirige Filimindus, «Rimanere concentrati su un compito specifico per otto ore è una sfida enorme. Per rendere la giornata più sopportabile si finiscono per fare tante cose allo stesso tempo e si fanno molte pause. Allo stesso tempo non si riesce a gestire al meglio la propria vita privata al di fuori del lavoro».

Chi lavora 50 ore o anche più a settimana ha il 33% di rischio in più di avere un ictus e il 13% in più di problemi al cuore rispetto a quelli che lavorano 35-40 ore a settimana. Questi i dati diffusi da uno studio pubblicato su The Lancet, che ha monitorato per 8 anni e mezzo la salute di 600mila persone provenienti da Stati Uniti, Europa e Australia. Ed è proprio sulla base di questi dati che la Svezia ha avviato la sperimentazione.